Vacanze in Romagna? Ecco 5 piatti che non puoi non aver assaggiato
Spiagge dorate, tanto divertimento e piatti tipici che fanno esultare le tue papille gustative. Ecco 5 piatti tipici che non puoi non aver assaggiato sulla Riviera Romagnola. Li hai provati tutti?
Ahimè, le vacanze sono ormai finite e già si sente la nostalgia degli ombrelloni e delle giornate passate al mare ad inseguire la tintarella perfetta. Anche quest’anno una delle mete più gettonate dagli italiani è stata la Riviera Romagnola.
Oltre alle sue spiagge dorate e ai tanti divertimenti che si possono trovare sui lidi dei comuni che vanno da Casal Borsetti a Cattolica, però, le buone forchette rimangono costantemente estasiate dai gustosissimi piatti tipici della Riviera.
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Ecco una piccola lista dei miei preferiti dall’antipasto al dolce. Se anche tu hai passato qualche giorno di vacanza in questi luoghi, divertiti a scoprire se li hai provati tutti! Se invece ancora non hai avuto occasione di andarci, lasciati tentare dal richiamo di queste golosità per la prossima vacanza (dove dovrai assolutamente provarle tutte!).
Piadina romagnola
La prima specialità romagnola della lista non poteva che essere la piadina, una bontà tipica di questa zona – anche se ormai conosciuta in tutto lo Stivale – che il celebre poeta Giovanni Pascoli definiva “il cibo nazionale dei Romagnoli”.
Farcita con rucola e formaggio squacquerone, con i salumi tipici dell’Emilia-Romagna oppure con gli ingredienti che ti piacciono di più, la piadina romagnola (che qui è chiamata più semplicemente “piada”) può essere servita come antipasto oppure – soprattutto quando la farcitura è bella consistente – come piatto unico da consumare al volo, magari stesi su un lettino in riva al mare.
Piatto semplice ma buonissimo, la piada è immancabile in ogni vacanza romagnola che si rispetti. Ma attenzione: non tutte le piadine sono uguali! Lo sapevi infatti che nella zona della provincia di Ravenna e in quella di Forlì-Cesena la piadina è più soffice e spessa, mentre nel riminese è stesa sottilissima e con un diametro maggiore?
Cappelletti
Come nella vicina Emilia, anche in Romagna la regina della tavola è la pasta fresca fatta in casa con le antiche ricette della nonna, tramandate di generazione in generazione. Passatelli, strozzapreti, garganelli, patacucci: di tipi di pasta tipici della Romagna ce ne sono davvero tanti, ma quelli che preferisco io sono senza dubbio i cappelletti, ovvero gli anellini di pasta all’uovo ripiena con foro centrale, così chiamati perché ricordano nella forma dei piccoli copricapi.
Sono molto simili ai più famosi tortellini, da cui si differenziano per le dimensioni (più ridotte quando si tratta dei cappelletti) e per il ripieno. Mentre i tortellini “esigono” un ripieno di lombo di maiale, mortadella di Bologna, prosciutto crudo, Parmigiano-Reggiano, uova e noce moscata, i cappelletti hanno un ripieno di magro nella tradizione ravennate e cesenate (a base di formaggi morbidi, parmigiano, noce moscata) e di in provincia di Rimini (solitamente cappone, vitello o maiale, o ancora di un mix tra queste tre).
L’abbinamento più gustoso è quello con brodo di cappone, ma, con delle giornate roventi come quelle che abbiamo vissuto quest’estate, direi che la variante da preferire è quella “asciutta”, con burro e parmigiano oppure, se ami il pesce, quelli di magro al sugo di canocchie. Una vera delizia!
Brodetto alla romagnola
Sempre per gli amanti del pesce, il secondo romagnolo ideale è il brodetto alla marinara. Come molte delle ricette più buone, il brodetto alla romagnola è nato come piatto povero, preparato dai pescatori dell'Adriatico con i prodotti della pesca meno pregiati: pesci comuni, dalla polpa meno raffinata oppure pesci dalle dimensioni troppo piccole per la vendita.
Anche in questo caso ogni zona della Riviera ha le sue varianti alla ricetta ma la regola principale è una sola: il pesce dev’essere freschissimo. Naturalmente i prodotti da utilizzare variano a seconda delle stagioni, ma fonti autorevoli vogliono che il pesce azzurro sia bandito dalla ricetta.
In un brodetto vengono mescolate insieme circa 10 varietà di pesce diverso, che vengono cotte con passata di pomodoro, vino bianco e aromi. Le qualità di pesce più usate sono: seppie, triglie, sogliole, palombo, canocchie, scorfano, merluzzo, frutti di mare, calamari, razze, gallinelle, pesce San Pietro, vongole, granchi, cozze e tracine.
Braciola di Mora Romagnola
Se invece preferisci la carne, una ricetta da non perdere è la braciola di Mora Romagnola. La Mora Romagnola è una razza particolare di suino, autoctona della Romagna e solitamente allevata allo stato brado. Le caratteristiche che la rendono inconfondibile sono il folto pelame scuro (da cui deriva il nome), gli occhi leggermente a mandorla e le orecchie lunghe, che cadono leggermente in avanti, quasi a coprire gli occhi.
La sua carne saporita e tenera è l’ideale per confezionare salumi di pregio, come il culatello o la spalla cruda, ma anche per la cottura alla brace. Una delle mie ricette preferite è proprio la braciola di Mora Romagnola, con scalogno di Romagna e Sangiovese: un piatto semplicissimo ma con sapori e profumi eccellenti, capaci di conquistare anche i più scettici. E in più è romagnolo al 100%!
Ciambella romagnola da servire con l’Albana di Romagna
Dulcis in fundo (letteralmente!), con la ciambella romagnola, un dolce perfetto per la colazione e la merenda, ma che in alcuni casi viene servito anche come dessert, al termine dei pasti e in abbinamento a vini romagnoli dolci come l’Albana di Romagna o la Cagnina.
Si tratta di una torta dalla superficie dorata, croccante all’esterno e sofficissima e asciutta all’interno. È preparata semplicemente con farina zucchero, burro, strutto, latte e uova e la superficie è ricoperta con granella di zucchero o zucchero semolato.
In Riviera la chiamano Zambèla, Zamblôn o Brazadela e, a differenza delle ciambelle a cui siamo abituati noi, non ha nessun buco al centro e la forma non è circolare, bensì ovale. Perché allora si chiama ciambella? Il nome sembra derivare direttamente dal latino cymbula, ovvero “barchetta”, che la ciambella romagnola rievocherebbe per la sua forma ovale e allungata. Altri, invece, fanno risalire l’etimo al suavillum o savillum, una specie di focaccia dal gusto dolce che era particolarmente diffusa in epoca romana e di cui la ciambella romagnola sarebbe una lontana discendente.
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