Le 6 regole da ricordare per abbinare il vino ai tuoi piatti
Scegliere il vino giusto è un’arte, ma anche se non sei un sommelier ci sono alcune regole da tenere sempre a mente se non vuoi sbagliare l’abbinamento enologico. Ecco le principali.
Per chi di noi non è un super esperto di vini e non annovera un sommelier esperto tra i contatti di WhatsApp, scegliere il vino giusto quando si organizza un pranzo o una cena a casa propria non è proprio un’impresa facile. Il rischio è quello di rovinare con un solo calice tutta la fatica e il tempo speso per preparare i piatti!
Già, perché abbinare il vino è un’arte e trovare quello giusto per le tue portate è fondamentale per il successo di pranzi e cene. Un sorso di vino ha infatti la capacità di esaltare i sapori di un piatto, quando l’abbinamento è azzeccato, o di rovinare il sapore anche del piatto più prelibato, quando al contrario la scelta non è proprio delle più felici.
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Mettiamoci l’anima in pace: non tutti possiamo avere il palato e il naso assoluti di un sommelier. Quello che possiamo fare, però, è imparare alcune semplici regole che ci aiutino ad abbinare il vino nel modo corretto, almeno finché non avremo maturato abbastanza esperienza e non avremo affinato la nostra sensibilità personale al punto di poter azzardare con le sperimentazioni.
Regola numero 1: grande piatto non fa sempre rima con grande vino
Se sei convinto che per un grande piatto serva per forza un grande vino, forse è il caso di ripensarci. I vini più blasonati, che vengono da una grande annata, da signor produttore o da un territorio rinomato, sono infatti tra i più difficili da abbinare.
Il loro gusto raffinato è infatti piuttosto ingombrante e tende a mettere in secondo piano anche i piatti più saporiti. Se quindi speri di mettere in luce i sapori del tuo “cavallo di battaglia” per farlo apprezzare al massimo dai tuoi ospiti, ti consiglio di abbinare un vino un po’ meno ricercato e più semplice!
Regola numero 2: colore chiama colore
La seconda regola aurea è quella dell’analogia di colori: se la pietanza vede una prevalenza di tonalità chiare, il vino più indicato sarà un bianco; se invece dominano i colori scuri, è meglio preferire un rosso maturo.
Come per tutte le regole non mancano le eccezioni. Una su tutte? La mozzarella e il fiordilatte, che, pur essendo candidi come la neve, si abbinano particolarmente bene con vini rossi fruttati, giovani e tendenti al frizzante.
Regola numero 3: vini e buoi dei paesi tuoi
Per esaltare i piatti e i prodotti regionali è buona norma selezionare vini provenienti dalla stessa area geografica. Vuoi servire spaghetti cacio e pepe? Punta su un buon bianco laziale maturo. Hai in serbo una bella bistecca di carne chianina? Non c’è niente di meglio di un Chianti Classico.
Regola numero 4: la sequenza giusta
Bisogna sempre seguire la sequenza giusta quando si portano a tavola i vini. La teoria classica vuole che in uno stesso servizio siano portati in tavola prima i bianchi e poi i rossi. Ma non è finita qui! I vini più leggeri devono sempre precedere quelli più strutturati e dalla gradazione alcolica più alta, i vini più freschi vanno serviti prima di quelli che necessitano di una temperatura un po’ più alta, e i vini meno aromatici hanno la precedenza su quelli aromatici.
Anche in questo caso c’è più di un’eccezione, ma ciò che importa davvero è ripulirsi sempre la bocca con un goccio d’acqua o con un boccone di pane prima di passare da un vino all’altro.
Regola numero 5: abbinamenti da non fare
Per riuscire a padroneggiare la tematica dell’abbinamento tra vino e cibo bisogna “sperimentare, e sperimentare sempre, e fortissimamente sperimentare”, per citare con una piccola variazione Vittorio Alfieri. Ma ci sono dei limiti anche alla sperimentazione!
Tra gli abbinamenti su cui mettere una croce definitiva ce ne sono due da non dimenticare mai: i gelati e i dolci che contengono liquori ad alto contenuto alcolico. Non abbinare mai grandi rossi tannici e invecchiati con le fritture o il pesce alla griglia, e evita di accostare i vini bianchi e i rossi dal forte sentore di rovere con i formaggi.
Regola numero 6: repetita non semper iuvant
Infine non sempre, purtroppo, ripetere un abbinamento che ha avuto successo una volta ci mette al riparo dalle brutte sorprese. La seppur minima variazione, sia essa nell’età del vino, nella temperatura del servizio, nella cottura o nelle qualità delle materie prime usate nel piatto, può stravolgere anche l’abbinamento meglio riuscito.
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